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  • Immagine del redattoreGiancarlo Ostuni

Sulle spalle dei Giganti | Basile incontra Marrai

"Se ho visto più lontano, è perché sono salito sulle spalle dei giganti"

Isaac Newton, Lettera a Hooke, 1675

La vela che raccontiamo su Cinghiare non è né quella degli scandali, né quella dei soldi, e neppure quella degli egoismi. E' una vela semplice, basata su un solo ingrediente: la passione.

E la passione è quello che serve e basta per trasformare un sogno, delle barchettine disegnate sul quaderno durante una noiosa lezione di storia, in un progetto: quello di crescere nello sport, inseguendo un sogno che è diverso per ognuno di noi.

Qualcuno vuole una domenica serena con gli amici in mezzo al mare, qualcuno ricerca l'esecuzione perfetta di una manovra, qualcuno vuole fuggire. E per qualcuno, il sogno è l'Olimpiade.

Per chi sogna l'Olimpo, la Zona è una piccola palestra dove cominciare e soprattutto ri-trasmettere l'entusiasmo e la prospettiva, ma i veri giochi si fanno altrove. Si fanno, ad esempio, nel circuito Eurosaf, la "Champions League" delle classi olimpiche, la cui tappa spagnola si è disputata la scorsa settimana a Palma de Mallorca.

Al debutto assoluto nel gotha della vela c'era il nostro Ciro Basile, diciassette anni, convocato dalla squadra nazionale per un primo, importantissimo test dopo gli importanti risultati raggiunti lo scorso anno in Radial e anche in questo inizio di Stagione in Standard.

C'era anche, con motivazioni e ambizioni differenti - ma forse non troppo - Francesco Marrai, ventiquattro anni, sei titoli italiani e un'Olimpiade alle spalle; precoce, precosissimo, ma ormai un'istituzione nella classe.

A Palma, Francesco ha vinto. Proprio vinto! Ciro ha invece iniziato a sondare il terreno e capire che aria tira lassù. Ma le classifiche sono di pubblico dominio, quello che interessa a noi è permettere alla nostra comunità di trarre ispirazione e motivazione dalle storie di questi due giovani talenti.

I nostri potenti mezzi sono riusciti a raggiungere entrambi, e quello che segue è il loro racconto dell'esperienza di Palma.

 

Cinghiare.it: Ragazzi, che spettacolo questa Palma! Complimenti a entrambi per essere riusciti ad arrivare fin lì. Come è stata questa regata?

Francesco: E' stata una grande vittoria, combattuta fino alla fine, vinta in medal race con condizioni di vento impegnative. Una battaglia fino all'ultimo secondo, all'ultimo metro. Sono molto soddisfatto perché comunque dopo l'esito delle Olimpiadi ci voleva una gara internazionale come questa per voltare definitivamente pagina, ed è stato così.

Ciro: E' stata una regata stimolante ed emozionale sotto tutti i punti di vista, istruttiva fino all'ultimo. Mi è servita a capire come funziona la vela a livello professionistico, cosa bisogna fare per raggiungere quel livello, cosa sono le emozioni che si provano a regatare in una flotta del genere con atleti di quello spessore, come muoversi, cosa fare... Un po' tutto quello che riguarda - possiamo dirlo? - la vera vela, quella che conta, almeno secondo me. Incredibile vedere le caratteristiche di tutti quei velisti, ormai tutti fuori dalla norma, a quel livello!

Cinghiare: Qual è stato il momento più difficile della regata e come l'hai superato?

Ciro: Ci sono stati due momenti critici in questa regata. Il primo è stato prima della prima partenza. La tensione era alta, non sapevo come comportarmi, le condizioni non erano "le mie"... era tutto a mio sfavore. L'ho superato buttandomi, non avendo paura, senza pensieri e affrontando il tutto con molta leggerezza; in effetti, iniziata la regata, tutto poi è venuto da sè. Un secondo momento critico è stato quando dopo un paio di giorni facevo sempre lo stesso errore tecnico in barca, e ho deciso al terzo giorno di provare a non farlo. Per tutta la prima volta ci sono riuscito; alla seconda prova la fatica ha iniziato a farsi sentire e lo sforzo per riuscire a continuare a navigare senza commettere quell'errore è stato tremendo, anche perché avevo dietro il gommone che mi filmava, e non potevo permettermi di fare figuracce! (ride) Ho superato questo punto critico solo grazie alla forza di volontà e determinazione, la voglia di non mollare.

Francesco: Non credo di aver avuto momenti particolarmente difficili. Le grosse difficoltà dipendevano dal fatto che, quando regatavamo con vento leggero, mi capitava di girare la prima bolina in posizioni non ottimali, intorno al trentesimo posto. E quindi mi toccava lavorare al recupero, mantenendo calma e concentrazione, e devo dire che in questa settimana sono riuscito a farlo piuttosto bene e anche più di una volta; devo dire di essere molto felice di questo mio miglioramento rispetto a qualche anno fa.

Cinghiare: Francesco, come vedi le nuove leve della classe, come il nostro Ciro, che hanno appena debuttato nella "Champions League" della vela olimpica?

Francesco: Ho notato una grandissima presenza di nuove leve, non solo italiane come il piccolo grande Ciro, ma anche da molte altre nazioni che hanno portato tantissimi ragazzi molto agguerriti. Come sappiamo benissimo, la classe Laser è una classe in cui se non ti presenti alla linea di partenza col coltello tra i denti non riesci neanche a partire, è una classe che ti mette alla prova e davvero nulla può essere lasciato al caso. Credo che il livello aumenti sempre di più anno dopo anno, quindi è sempre bene stare all'erta e presentarsi sempre a tutte le regate, con la convinzione di essere preparati ma senza mai sottovalutare gli avversari.

Cinghiare: Ciro, come è stato gareggiare fianco a fianco con dei veri mosti sacri, in questa che è praticamente la "Champions League" della vela olimpica?

Ciro: Regatare a quel livello è fighissimo, soprattutto quando riesci a trovarti davanti, in un livello che capisci essere superiore al tuo e che cerchi di gestire in tutti i modi. In una prova in cui ero nei 15 alla prima bolina, regatare con Nick Thompson, Philipp Buhl e altri nomi del genere è stato davvero emozionante, stupefacente.

Cinghiare: Ciro, tutti questi impegni velici - ed è solo l'inizio - richiedono un grande sforzo per mantenere una vita bilanciata anche dal punto di vista dello studio, della famiglia e delle amicizie. Come te la stai cavando in questa stagione ad alta intensità?

Ciro: Per ora sto cercando di conciliare il tutto, anche se è difficile. Però, secondo me ciò che serve per superare questi impegni è solo il sacrificio. Se ci credi veramente puoi fare tutto quello che vuoi, devi solo impegnarti fino alla fine, fino a che (ride) non iniziano le vacanze e ci rilassiamo un po'. Però, se si vuole, si può fare tutto. Per ora si riesce quindi a conciliare tutto, poi tireremo le somme a fine anno. Ovviamente quando sei fuori non vuoi più tornare a casa, anche se ti manca un po'. Tutti i sacrifici che fai - rinunciare a un'uscita con gli amici, una serata fuori, il cinema, gli amici - all'inizio possono sembrare brutti, ma se ottieni risultati e vieni appagato da quello che fai, è la sensazione più bella.

Cinghiare: Francesco, ormai sei un velista professionista, ma hai anche una carriera universitaria – e quando hai incominciato in classe regina, ormai sette anni fa, dovevi barcamenarti anche con la scuola. Hai qualche consiglio per i nostri ragazzi che devono fare lo stesso?

Francesco: Sì, io non ho mai abbandonato il percorso accademico e tutt'ora frequento Ingegneria Nautica, mi manca ormai poco a terminare il percorso di studi. Devo dire che non è facile, per me lo è stato un gocciolino di più, perché entrando nelle Forze Armate sono riuscito a trasformare la mia passione, la vela, in un lavoro - e quindi ho dovuto dare comunque la priorità alla vela. Ma credo che lo studio universitario e la scuola in generale siano fondamentali perché comunque sono un ottimo allenamento per la mente, e non vanno mai mollate! E' fondamentale, soprattutto per un giovane laserista, riuscire sempre a mantenere la mente allenata, giovane, e il riuscire a gestire più cose, anche come gli impegni universitari, è fondamentale anche all'interno delle dinamiche di una regata in cui la gestione va anche al di là della singola conduzione. C'è anche da gestire strategia, tattica, condizioni dell'onda, controllare gli avversari... Una mente elastica e capace di gestire più problemi allo stesso tempo è fondamentale. Consiglio vivamente a tutti i ragazzi che desiderano condurre una vita sportiva di non mollare mai il percorso degli studi.

Cinghiare: Ciro, cosa ti ha lasciato Palma? Quali saranno gli obiettivi chiave su cui hai intenzione di allenarti maggiormente nei prossimi mesi?

Ciro: Palma mi ha arricchito molto, da tutti i punti di vista. Ciò che mi ha colpito fino in fondo è l' "anomalia" dei velisti a livello olimpico. Ti racconto un aneddoto: il primo giorno di regate, avevamo appuntamento nel parcheggio dell'albergo alle 08.50 per raggiunger il circolo. Alle 08.48 sono giù, e sono già tutti nel pulmino che mi aspettano! Il secondo giorno provo a scendere cinque minuti prima; appuntamento sempre alle 08.50, alle 08.42 sono giù. Niente, di nuovo tutti in pulmino che aspettano me, e da sopra il tecnico mi dice "Se domani fai di nuovo ritardo ti fai 7km di corsa e ci raggiungi a piedi al circolo!". Allora, il giorno dopo mi sveglio ancora prima e alle 08.30 sono giù. E sono di nuovo quasi tutti presenti nel pulmino!

Anche per andare in acqua: se la partenza è alle 12, alle 10.15 i più forti sono già in acqua, impressionante. E' questo loro essere anomali, questo modo di pensare, l'essere sempre così avanti che si finisce per essere avanti anche in regata, quello su cui voglio lavorare di più. E' una cosa strabiliante.

Ovviamente ho anche imparato tanto dal punto di vista tecnico e tattico: nessuno sbagliava niente, ogni minimo errore ti costa dieci posizioni; ho visto persone perdere 30 barche in un lasco con un minimo errore.

Il terzo obiettivo è, ovviamente, raggiungerli!

Cinghiare: Francesco, nonostante la tua giovane età, sei ormai un punto di riferimento per i giovani e meno giovani laseristi. Se dovessi indicare le tre cose più importanti nella preparazione agonistica, quali sarebbero?

Francesco: Tanto allenamento in acqua: l'allenamento migliore per il Laser è il laser stesso, non è sostituibile, nessun esercizio può replicare l'allenamento in barca. Va ovviamente anche mantenuto un allenamento fisico, in palestra e aerobico - c'è chi preferisce la bici, chi il remoergometro, chi la corsa -, e l'altro aspetto è quello di riuscire sempre ad affrontare questo sport con passione e divertimento. Alla fine il divertimento e l'uscire in mare col sorriso sulla faccia sono quello che ti permette di superare anche i momenti difficile e raggiungere i propri obiettivi, quali che siano. Ognuno ha i suoi obiettivi, e portarli a compimento è una delle più grosse soddisfazioni che un atleta possa avere.

Cinghiare: Grazie davvero ragazzi. Potete chiudere raccontandoci cos'è che vi piace di più di uscire in Laser?

Ciro: La cosa più bella del Laser è regatare da solo. Ti dà delle sensazioni uniche e soddisfazioni immani, che dipendono solo da te e dal tuo merito. L'essere in singolo è la cosa più bella che c'è!

Francesco: La cosa che mi piace più del Laser è proprio la sua difficoltà in generale. A me piacciono le sfide, e il Laser è la sfida più grande.

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